Durante il tempo liturgico della Quaresima siamo invitati a sperimentare, come scrive il nostro Arcivescovo nella proposta pastorale per l’anno 2022-23 (Kyrie, Alleluia, Amen), che «la risurrezione di Gesù è il principio della gioia piena: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11)». Contemplando e meditando il mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù e riconoscendo il Signore allo spezzare del pane, come i discepoli di Emmaus essi possono sentire ardere il loro cuore e sperimentare quella gioia che dà senso ai drammi e alle ferite che purtroppo segnano ogni storia personale, familiare e comunitaria.
La preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la partecipazione all’Eucaristia consentono infatti di gettare una luce di speranza laddove le tenebre sembrano prevalere: certamente non tutti i problemi della vita saranno risolti, molti di essi rimarranno, ma, guardando a Gesù e incontrandolo sulla strada di Emmaus, è possibile riprendere più spediti il cammino che ci conduce all’incontro definitivo con Lui nel suo Regno.
Per vivere una vita di fede realmente radicata in Gesù, la preghiera è fondamentale: “Non riesco a non pensare che la tristezza, il grigiore, il malcontento possano avere una radice anche nel fatto che preghiamo troppo poco e in modo troppo diverso da come prega Gesù, sempre vivo per intercedere a nostro favore”, così si esprime il nostro Vescovo nella sua lettera pastorale.
Di fronte ai drammi e ai lutti causati dalla pandemia e dalla guerra e alla situazione di precarietà e persino di povertà di tante persone dovuta all’incerta situazione economica, è facile cadere nello scoramento, se non nel risentimento e nella lamentela e guardare al passato, non per conservare ciò che di buono esso ci ha lasciato, ma come ad un tempo mitico da rimpiangere: atteggiamento che di fatto preclude il futuro soprattutto alle nuove generazioni.