L’Avvento torna con il suo invito a ricominciare. Ricominciare si deve, ma si può in questi giorni di sete profonda? Ci sono tante realtà da pacificare, da ricucire, da rialzare, da incoraggiare, da consolare. Guardandosi attorno la sete è davvero grande. Sono volti che invocano la pace, barche di fortuna che attraversano un mare, o fragilità più quotidiane e ordinarie che fanno fatica ad amare o a dire la verità, agli altri o a loro stessi, uomini e donne in cerca tra loro e assetati di felicità.
Siccità è il simbolo di una sete più grande. Di un pianeta che soffre, di uomini e donne in cerca di amore e di come lasciarsi amare. Eppure, mentre si raccolgono tutte queste seti, ci si accorge che tutte insieme invocano una pioggia che non tarderà a venire. Sembra sia una grazia che viene dal cielo a restituire la vita.
Coraggio, non temete!
Nel cuore di questo Avvento riascolteremo queste straordinarie parole di Isaia: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa.» (Is 35,3-6). La novità inattesa viene da Dio. Ciò che è inerte si tramuta in sorgente di vita. È per questo che desideriamo rimetterci in cammino.
Mentre raccogliamo le nostre seti, viviamo l’Avvento. Torna con la sua novità, con la sua capacità di ricordare la venuta di Dio nella carne e l’attesa del suo ritorno, nell’operosità dei giorni. Torna per farci «, sentinelle dell’alba, nel chiarore che annuncia il giorno del compimento» (F. Scarabicchi).