Da un paio di settimane circa siamo costretti a rinunciare alla celebrazione eucaristica domenicale e feriale, per alcuni… e Dio sa quanto ancora dovremo convivere con questa situazione.
Questo digiuno rafforza in noi il desiderio del pane (la sua Parola e il dono della sua vita): ma tutto questo potrebbe anche avere qualche risvolto positivo.
Si potrà santificare il “giorno del Signore” con la preghiera in famiglia: i genitori dovranno riscoprire il loro ruolo di ministri della preghiera (spesso delegata al solo sacerdote nella S. Messa domenicale). La S. Messa non ci esonera dalla necessità di una famiglia che si sente piccola chiesa domestica; e quindi sa vivere la domenica nella preghiera, nei rapporti familiari più intensi, nella possibilità di un dialogo più frequente e fecondo.
Viene in mente la figura di Charles De Foucauld: diventato sacerdote nel deserto algerino dovette scegliere se restare tra i Tuareg del deserto (e non celebrare l’Eucaristia: a quel tempo non si poteva celebrarla senza la presenza del popolo di Dio) oppure abbandonare quei territori. Scelse di restare e di dedicare il suo tempo nell’adorazione eucaristica e nell’accoglienza delle tribù Tuareg.
L’Eucaristia forma uno stile nella vita cristiana: lo stile di chi si dona ai fratelli e che vede nel volto degli uomini (soprattutto poveri) il volto di Cristo, da servire.
Dunque un digiuno che può diventare un’occasione.
Don Alessandro